di Maria Pia Ellero
pp. 168, f.to 17×24, 2005
ISBN 978-88-7246-665-0
€ 15,00 Disponibile in ebook su Torrossa
Dall’Introduzione
L’IMITAZIONE DELLA NATURA E LA SCOPERTA DELL’INFINITO
Gli specchi vedenti
Nell’ Explicatio triginta sigillorum, Bruno paragona alcune facoltà dell’anima apoeti e pittori: “Primo e straordinario pittore − scrive − è la fantasia, straordinarioe primo poeta è nell’influsso della cogitativa, un entusiasmo, per così dire, innato oispirato più tardi, per mezzo del quale, per afflato divino o simile a esso, si è spintia presentare in modo appropriato ciò che si è immaginato”. Poeti e pittori, accomu-nati dalla proprietà di riprodurre, creare e presentare immagini, fanno nel ‘mondodi fuori’ ciò che la cogitativa e la fantasia mettono in atto nell’orizzonte dell’anima.Tra le numerose
auctoritates che, nelle teorie artistiche del Cinquecento, fondano ilparagone tra pittura e poesia, l’ut pictura poesis dell’Epistola ai Pisoni
ha un ruolo dipreminenza. È significativo perciò che nel riscrivere il topos il Nolano preferisca invecerendere pertinente l’Orazio dell’aequa potestas, del privilegio che poeti e pittori hannodi creare realtà nuove. Come pittori e poeti, i sensi interni riproducono nell’universodell’anima i diversi aspetti della natura; questo riflesso interiore non deve essere vistocome una mera copia, ma come una nuova immagine, frutto di un’attività inventiva:
“Pictoribus atque poetis quaelibet audendi semper fuit aequa potestas”. […] Lo stessoprincipio è prossimo a entrambi; per questa ragione i filosofi sono, in un certo senso,pittori e poeti, i poeti pittori e filosofi, i pittori filosofi e poeti […]; non è filosofo infattise non chi crea e dipinge […]. Si comprenda dunque, innanzitutto, che la fantasia èun pittore, la cogitativa un poeta, la ragione un filosofo, i quali sono così ordinati econgiunti, che l’azione dell’uno non può essere svincolata dall’azione dell’altro
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