di Daniela Marcheschi
pp. 168, f.to 12×16,5, 2008
ISBN 978-88-7246-909-5
€ 10,00
Chiara Matraini, figlia di Benedetto e Agata (o Agnese) Serantoni, nasce a Lucca il 4 giugno 1515 per l’arco di una vita all’epoca insolitamente longeva; è infatti sepolta il 9 novembre 1604 (dunque era con ogni probabilità deceduta l’8) nel sepolcro di famiglia, nella chiesa di Santa Maria Forisportam. Solo alcuni mesi prima, nell’agosto 1604, aveva lucidamente dettato l’ultimo testamento in cui era dichiarata inferma.
Le donne che scrivono nel Cinquecento sono notoriamente spesso di nobili natali come Vittoria Colonna, Marchesa di Pescara, Veronica Gambara, signora di Correggio, o Laura Terracina e Isabella di Morra. Sono cortigiane, come Tullia d’Aragona e la più giovane Veronica Franco, o mantenute di lusso come Gaspara Stampa. Laura Battiferri è figlia naturale di un nobile e sposa dell’architetto Bartolomeo Ammannati, che segue nei suoi spostamenti per l’Italia; Isabella Andreini è un’attrice – coniugata con il celebre Francesco Andreini della Compagnia dei Gelosi – ed esalta il matrimonio e l’onesto amore coniugale nella favola pastorale Mirtilla (1588). Chiara Matraini invece non è né donna di corte né cortigiana: presto vedova, è una borghese indipendente, libera in una libera città, e di questa singolarità appare sempre consapevole nell’intera sua opera. La Matraini sarà del resto, con la Franco e l’Andreini, fra le pochissime donne letterate che resteranno attive e pubblicheranno fra le ultime decadi del Cinquecento e la prima del Seicento: la Franco era però nata nel 1546 a Venezia, e l’Andreini nel 1562 a Padova.
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