di Marco Paoli
pp. 212, f.to 21×28, ill. col., 2011
ISBN 978-88-6550-072-9
€ 48,00
Il volume accoglie nella prima parte la disamina dei ben 65 interventi critici dedicati specificatamente all’esegesi del capolavoro dal 1895 fino ad oggi, essendo la ‘Tempesta’ l’opera del Rinascimento italiano che forse ha suscitato il maggior numero di tentativi di interpretazione del suo soggetto nascosto. Il lettore può così seguire l’altalenante percorso della letteratura critica che non ha finora fornito una soddisfacente soluzione dell’‘enigna pittorico’.
La tesi che viene esposta nella seconda parte del volume prende le mosse dall’inedita osservazione che la parete con archeggiature alle spalle del personaggio maschile è sensibilmente inclinata, suggerendo l’impressione di trovarsi al cospetto di un edificio danneggiato da un terremoto. Tale era infatti la convenzione visiva, già nel Medioevo, per rappresentare un edificio sprofondato nel terreno e non danneggiato dalla consunzione del tempo, come invece è stata sempre interpretata la parete in questione. Il riferimento è al terribile terremoto che aveva colpito nel mese di settembre del 1509 Costantinopoli, e la conferma è nel basamento con due colonne spezzate che è presso la parete inclinata, allusivo delle due colonne colossali che vennero abbattute dal sisma del 1509 e che davano il nome ad una celebre località della capitale ottomana, “Diplokionion”.
Il paesaggio urbano dello sfondo raffigura Padova e il temporale che la sovrasta richiama la simbolica ‘tempesta’ con cui viene definito da una canzone satirica dell’epoca il bombardamento della città veneta da parte dell’imperatore Massimiliano I, avvenuto nello stesso mese di settembre del 1509. Tale bombardamento si risolse con un nulla di fatto per l’eroica resistenza dei patrizi veneziani accorsi in difesa di Padova.
Giorgione ha quindi raffigurato in un’unica scena due episodi della recentissima storia veneziana risoltisi in favore della Serenissima, il superamento del terremoto di Costantinopoli e la difesa virttoriosa di Padova. Il dipinto, databile tra la fine del 1509 e i primi mesi del 1510, ha una funzione simbolica di buon auspicio, in quanto celebra la buona sorte nel momento critico della guerra della Lega di Cambrai.
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