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Con le mani nell’acqua. Il bucato e le lavandaie nella campagna lucchese

lavandaie nella campagna lucchesedi Lucia Decanini

pp. 112, f.to 15,x21, 2015
ISBN 978-88-6550-470-3
€ 13,00

Con le mani nell’acqua nasce da una piccola ricerca iniziale, alla quale si sono susseguiti sempre nuovi spunti, più estesi e complessi. Un po’ come accade quando si getta qualcosa in uno specchio d’acqua e l’oggetto, al contatto con la superficie, genera cerchi concentrici di misura sempre maggiore. Così è avvenuto per questo lavoro. Il capitolo di apertura mantiene il contenuto e i tratti del documentario da cui ha avuto origine quando l’Associazione Culturale La Ruota decise di realizzare un film sul bucato. Era l’estate 2006 e in quell’occasione si resero necessarie ricerche di vario genere, dalle testimonianze orali delle donne anziane, al reperimento di vecchi oggetti della vita quotidiana come conche e catini, all’individuazione di ambienti altrettanto necessari quali la cucina di una volta, il lavatoio, l’aia. Il secondo capitolo riguarda il mestiere delle lavandaie, si sofferma sulla fatica delle donne che lavavano i panni per le famiglie facoltose della città di Lucca, riportando ricordi di un tempo e mantenendo il punto di vista dei protagonisti; l’ambito cronologico rimane compreso tra la prima metà del Novecento e, attraverso alcuni documenti dell’Archivio di Stato di Lucca, l’inizio dell’Ottocento. Il terzo, ispirato a una frase di Domenico Cavalca, scrittore italiano del XIV secolo, “La madre era ita a lavare i panni a prezzo”, è più specifico, dedicato ad un’indagine che riguarda espressioni linguistiche, letterarie e comuni, legate alle operazioni di lavaggio della biancheria e alle figure che vi erano coinvolte. Attraverso l’analisi di brani di autori o di versi significativi della tradizione poetica italiana, si riescono a definire dal punto di vista dei letterati, gesti, luoghi e atteggiamenti riguardanti la lavatura dei panni. Il quarto si muove nei meandri delle credenze popolari e delle leggende, locali o europee, per evidenziare diversi aspetti simbolici presenti nell’acqua e nella figura della lavandaia. Superando quegli stereotipi rintracciati nell’analisi linguistica, è possibile avventurarsi più in profondità, fino a raggiungere sedimenti e stratificazioni che rimandano ad epoche lontane, ad archetipi sorprendenti.

 

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