di Elisabetta Graziosi
pp. 238, f.to 15×21, 2001
ISBN 978-88-7246-481-6
€ 18,08 Disponibile in ebook su Torrossa
Questo libro contiene molte parti narrate con puntiglio da cronachista e molte, moltissime notizie storiche: ma nonostante questa veste pedantemente erudita, è un libro a tesi. La prima di queste tesi è che l’Aminta fu scritta nel 1573 per favorire un matrimonio dinastico in casa d’Este, desiderato e concertato da Alfonso per risolvere la delicata questione successoria. La seconda è che bisognava rivalutare il ruolo politico e ideologico del Tasso, assunto nella corte ferrarese, come il Pigna e il Guarini, non solo e non tanto come poeta di trastulli cortigiani, ma come intellettuale impegnato nella soluzione dei due gravi problemi politici che Casa d’Este dovette affrontare fra il 1570 e la fine del secolo: la questione della precedenza e l’intricato groviglio della successione. La terza è che troppo si è parlato della follia del Tasso come di una malattia inevitabile e necessaria, serpeggiante fra stati euforici e stati disforici scarsamente motivati dalle vicende biografiche.
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