Antologia Vieusseux 86
Un accidente di storia, da amanti del brivido.
Luce piatta sotto un arco di nuvole. Le stagioni non sono più quelle di una volta, dirai, insolito un febbraio così. Si mescolano come l’umore di un santo.
Non ci venivo da un pezzo, anzi, quassù, al terzo piano di Palazzo Strozzi, mai stato. Un missile gigantesco a centro cortile ti obbliga a guardare su, in alto. Le porte del Gabinetto si aprono ai lati: biblioteca, Sala Ferri, uffici, tutte appendici del centro esposizioni che lo Strozzi è diventato col tempo. Il tesoro del Gabinetto in gran parte non è più qui, è in Palazzo Corsini Suarez, in Oltrarno, evviva Bonsanti. Un elenco soci sterminato, tutti quelli che ti hanno incatenato con la parola, imbullettato alla seggiola. Tutti passati da qui.
Nel tempo in cui la parola si è imbastardita e siamo diventati turisti di una emozione da pesce rosso – superficiale, rapida, uno sbadiglio o un sorriso – la conoscenza della parola, di ciò che una parola, una frase nasconde, è un dovere e un piacere. Un dovere perché lì risiedono le radici dell’umanità, un piacere perché è aria per l’anima.
Il Vieusseux delle origini fu biblioteca circolante, raccolta di quotidiani e riviste dal mondo, luogo di dibattito culturale, di confronto scientifico e letterario. A quelle radici bisogna tornare. Al confronto.
Due caratteristiche spiccano più di ogni altra nelle società contemporanee: la rapidità del cambiamento, sospinto dall’incessante progresso della rivoluzione tecnologica; la tendenza a chiudersi, a difendere la propria identità, il comportamento della vongola gigante quando avverte un pericolo. Chiusura equivale a morte lenta.
Un libro deve scuoterci, il confronto spalanca una finestra sul mondo, stimola curiosità, interrogativi, accende l’immaginazione. Il Vieusseux deve tornare ad essere fuoco che arde, un pungolo per l’eresia intellettuale e un centro di sperimentazione e di sostegno per scrittori in erba. E naturalmente l’archivio prediletto dai grandi della letteratura e della scienza.
Questa è la sfida. Per il Vieusseux e per Firenze. Hic Rhodus hic salta.
Se ci accontentassimo di riposare nella nostalgia del passato, e la città qualche rischio lo corre, il futuro ci verrebbe addosso inesorabilmente, ci prenderebbe alle spalle. Quanto meglio guardarlo in faccia prima che ci sorprenda.
Editoriale di Riccardo Nencini
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