a cura di Sabrina Stroppa e Nicole Volta
pp. 292, f.to 17×24, 2019
ISBN 978-88-6550-687-5
€ 24,00
La consolazione e l’autoconsolazione costituiscono un momento fondamentale dell’elaborazione del lutto, e del patteggiamento con la vita con il problema di sopravvivenza alla morte di chi ci è caro. Dal ‘200 in poi, con lo snodo imprescindibile del Petrarca, si innesta negli autori italiani una prassi consolatoria che, pur in assenza di un genere codificato, presenta numerosi esiti formali.
Il volume offre una raccolta di materiali utili a ricostruire la natura multiforme dell’elaborazione letteraria del lutto (e, in senso lato, del dolore) tra Quattro e Cinquecento in Italia. Vengono così a disegnarsi orizzonti plurali di esercizio della pratica consolatoria: esperienze di corte, connotate geograficamente e sodalitas intellettuali sovraregionali.
Introduzioni
Franco Tomasi, Introduzione alla letteratura consolatoria cinquecentesca
Sergio Audano, Usi e riusi delle consolationes: problemi e prospettive di ricerca
Saggi
Paolo Rigo, «A levarti dall’animo». La consolatoria nella prosa di Leon Battista Alberti
Giulia Godano, Il signore in lutto: versi consolatori nei comprensori marchigiani. Il caso di Antonio Tebaldeo
Gianmario Cattaneo, Epistole consolatorie per i Medici nella Firenze del Quattrocento
Nicole Volta, Un caso di poesia funebre aragonese: la corona in morte di Carina
Nicole Volta, Sul milieu di casa D’Avalos: consolazioni per Alfonso e Ferrante, da Jacopo Sannazaro a Bernardo Tasso
Sabrina Stroppa, Dopo Petrarca: rime di lutto e consolazione nel Cinquecento. Il caso di Luigi Da Porto
Martina Dal Cengio, Il genere epicedico come affermazione di una sodalitas. Il contesto veneziano
Giuseppe Zarra, Le orazioni consolatorie nella raccolta Orationi diverse e nuove di eccellentissimi autori di Anton Francesco Doni
Marta Cajelli, Le rime funebri di Chiara Matraini: una forma di autoconsolazione
Elisabetta Olivadese, «Non dolor ostinato, ma dolor consolato». L’epicedio in Torquato Tasso
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