di Francesca Velani
pp. 228, f.to 17×24, 85 ill., 2003
ISBN 978-88-7246-606-3
€ 14,00
Fra le fortezze rinascimentali della Garfagnana la fortezza di Mont’Alfonso a Castelnuovo Garfagnana, fu eretta nel XVI secolo come roccaforte difensiva dello Stato Estense, e concepita dall’architetto ducale Marc’Antonio Pasi come entità dinamica e fortemente attiva.
Oggi, nel XXI secolo, a seguito di una lunga ed articolata storia edilizia, Mont’Alfonso non solo non è più un presidio militare, ma è sconosciuto ed inutilizzato. Tuttavia è ben presente nell’immaginario collettivo e la volontà del suo recupero, anche se esposta a intenti più sporadici ed emozionali che progettuali nel senso pieno del termine, è fortemente sentito dalla collettività.
La metodologia scelta per l’attuazione del recupero di Mont’Alfonso, da vari anni atteso e doveroso, rientra nell’ambito delle più recenti tendenze espresse dal dibattito internazionale. Si è infatti scelto di promuovere il superamento dell’idea di una restituzione dell’opera dal solo punto di vista materiale, orientandosi altresì verso politiche d’intervento che associno le istanze proprie della conservazione a quelle della fruizione.
La perdita del ruolo culturale di un bene, infatti, determina la rottura del legame psicologico che solitamente si instaura tra il patrimonio architettonico e la collettività. Può attivarsi di conseguenza un processo di disconoscimento del bene culturale da parte della collettività con la progressiva indifferenza verso il suo stato di conservazione. In altre parole l’avversario da sconfiggere, per attuare un programma di recupero, è la perdita della «memoria» storica.
Comments are closed.