di Luciano Luciani
pp. 80, f.to 12×16,5, 2005
ISBN 978-88-7246-705-3
€ 4,00
I doni più belli del nocciolo sono le sue “dolcezze”. Innanzi tutto quelle alimentari: oltre ad essere mangiati freschi o tostati, i suoi frutti sono da sempre usati nella confetteria per la produzione di prelibate varietà di torroni. Poi, da almeno due secoli, le nocchie, tostate e ridotte in pasta, costituiscono un ottimo surrogato del cacao: si racconta che cioccolatieri torinesi, in difficoltà perché Napoleone decretando il blocco dei prodotti inglesi li aveva privati del cacao, utilizzassero le nocciole di casa loro, le Langhe, come succedaneo. Era il 1806 e nascevano così quei cioccolatini “squisitamente” torinesi che sessant’anni dopo sarebbero stati battezzati gianduiotti dal confettiere Michele Prochet e che ancora un secolo più tardi, avrebbero costituito la base della fin troppo famosa nutella: un’“invenzione” sempre più ampiamente sfruttata dall’industria dolciaria del nostro Paese, tanto è vero che nel Nord Europa hanno assegnato alle nocciole, materia base di questo prodotto, il nome di “cacao italiano”.
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