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Jan Van Eyck alla conquista della rosa. Il ‘Matrimonio Arnolfini’ della National Gallery di Londra. Soluzione di un enigma

matrimonio arnolfinidi Marco Paoli


pp. 160+LII, f.to 21×28, ill. col., 2010
ISBN 978-88-7246-976-7
€ 50,00

Il volume è incentrato sulla tesi che il dipinto non raffiguri, come comunemente si crede, i coniugi Arnolfini, ma il pittore Jan Van Eyck e sua moglie Margaretha; un autoritratto che celebra la nascita del loro primo figlio maschio avvenuta proprio nel 1434. D’altra parte a sostegno dell’identificazione tradizionale c’è solo la somiglianza fonetica tra il cognome Arnolfini e il nome ‘Hernoul le Fin’ con cui l’uomo raffigurato nel dipinto è registrato nell’inventario della quadreria di Margherita d’Austria (1516). Ma l’estensore dell’inventario dovette farsi ingannare dall’apparente contenuto boccaccesco della scena (moglie incinta assai più giovane del marito, probabile amante sulla soglia della camera) e dalla firma allusiva dell”ingresso di un estraneo nel talamo (“Jan Van Eyck fuit hic”), ritenendo che il dipinto rappresentasse l’allegoria del marito tradito, del ‘cocu’, nella cultura popolare franco-fiamminga dell’epoca simboleggiato dalla figura dell”Arnolfo’, l’ ‘Hernoul’ appunto. E’ quindi solo per un caso che nell’Ottocento Crowe e Cavalcaselle abbiano associato il cognome Arnolfini alla descrizione dell’inventario del 1516.
Il dipinto è ispirato al ‘Roman de la Rose’, il celebre romanzo ancora in voga al tempo di Van Eyck, che narra la storia della conquista di una fanciulla (in realtà del suo sesso, la ‘rosa’) da parte dell’amante che, per riuscire nell’intento, deve trasformarsi in un pellegrino. Si spiega così l’austero abito dell’uomo e il suo copricapo che ricordano l’abbigliamento del pellegrino, e si spiega finalmente anche l’eccezionale firma adottata dal pittore che è esemplata sui graffiti che venivano lasciati nei santuari durante i pellegrinaggi a testimonianza del proprio passaggio. Van Eyck, imitando il protagonista del romanzo, celebra il suo amore per Margaretha e la conseguente nascita del primogenito maschio, comportandosi come un pellegrino al cospetto della reliquia (nel ‘Roman de la Rose’  il sesso femminile è infatti paragonato ad una reliquia).

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