di Gaia Guidolin
pp. 468, f.to 15×21, 2013
ISBN 978-88-6550-034-7
€ 24,00 Disponibile in ebook su Torrossa
Nel Cinquecento la canzone petrarchesca è protagonista di un’effimera rifioritura connessa da un lato alla necessità che i lirici rinascimentali avvertivano di accostare il metro principe della tradizione italiana del momento della sua rifondazione e dall’altro all’espansione di forme metriche nuove, al perfezionamento di quelle esistenti e alla fortunata proliferazione di alcune di esse. Tuttavia, l’anelito a ricreare quella magistrale armonizzazione di “gravità e piacevolezza” che si compie all’interno del Canzoniere viene a tratti a confliggere nelle carte dei poeti-umanisti con il compito di dar voce alle istanze di sostenutezza del dettato e dei contenuti cui, nell’economia del libro di rime, il metro disteso sembra primariamente votato per ragioni genetiche e strutturali. La storia della fruttuosa ma contrastata mediazione tra queste e altre opposte esigenze, che nel presente volume si tenta di ripercorrere, costituisce così un tassello della storia della forma e lascia intravedere uno scorcio di storia dello stile, esile trama di equilibri e forze tensive che rispecchia un petrarchismo italiano dalle tante anime.
Gaia Guildolin si è laureata a Padova in Stilistica e Metrica italiana sotto la guida di Sergio Bozzola e ha poi concluso il Dottorato di Ricerca presso il dipartimento di Romanistica della medesima università discutendo una tesi sugli aspetti linguistici del carteggio di Pietro e Alessandro Verri. I suoi interessi gravitano intorno all’elaborazione delle forme liriche (nello specifico la fortuna del modello petrarchesco nel primo scorcio del XVI secolo). Recentemente si è inoltre occupata di analisi fono-morfologica e lessicale della lingua epistolare settecentesca.
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